Abstract
Il Metodo Mézières, sviluppato nel 1947 dalla fisioterapista Françoise Mézières, rappresenta una svolta nella lettura e nel trattamento delle disfunzioni muscolo-scheletriche. Lontano dalle tecniche posturali o globali, si fonda su una visione biomeccanica sistemica del corpo umano, interpretato come sistema complesso regolato da leggi della fisica lineare e non lineare. L’elemento patologico non è la debolezza muscolare, bensì l’accorciamento progressivo delle unità mio-fasciali, in particolare delle loro componenti connettivali, che conduce a disassiamenti articolari, compressioni vertebrali e strategie compensatorie emergenti. Questo lavoro propone una formalizzazione teorica e clinica del Metodo Mézières, integrando principi della fisica dei corpi deformabili, della biomeccanica vettoriale e della teoria dei sistemi complessi, offrendo un modello razionale per l’inquadramento e il trattamento delle disfunzioni croniche e recidivanti.
Il Metodo Mézières nacque nel 1947 da un’intuizione clinica di Françoise Mézières, fisioterapista francese, che osservò come il problema funzionale nei pazienti non derivasse da una carenza di forza, ma da un eccesso di forza resistente dovuto all’accorciamento cronico delle strutture muscolari. Tale osservazione si è evoluta in un impianto teorico che, negli anni, è stato progressivamente razionalizzato alla luce delle leggi della fisica e della biomeccanica.
In questo articolo si intende proporre una reinterpretazione sistemica del Metodo Mézières, evidenziandone la coerenza con i modelli della fisica dei sistemi complessi e la sua efficacia clinica nei casi in cui approcci sintomatici o segmentari risultano insufficienti.
2.1 Fisica lineare e comportamento delle unità mio-fasciali
Il muscolo, inteso come unità mio-fasciale, è un corpo elastico dotato di una sola proprietà attiva: la capacità contrattile. Questa proprietà, nel tempo, conduce a una tendenza naturale all’accorciamento, in particolare delle sue componenti connettivali. L’accorciamento non è necessariamente simmetrico né macroscopico: piccole percentuali (1–3%) sono sufficienti per alterare la morfologia articolare.
2.2 Disassiamento articolare e compressione vertebrale
L’accorciamento di un vettore muscolare genera una trazione costante sui capi ossei, producendo disallineamenti articolari, compressioni sui dischi intervertebrali e deviazioni dell’asse corporeo. Nella colonna, se muscoli disposti simmetricamente sono accorciati in modo asimmetrico, il risultato sarà una compressione associata a rotazione dei corpi vertebrali, con possibili conflitti radicolari.
2.3 Forza Resistente e Forza Lavoro
L’accorciamento determina un incremento della Forza Resistente (FR), ovvero della resistenza passiva opposta al movimento, e una riduzione della Forza Lavoro (FL), ovvero della capacità contrattile funzionale. FR e FL sono inversamente proporzionali. Esempio classico è il gomito bloccato in flessione dopo immobilizzazione: i muscoli flessori risultano accorciati, offrono resistenza passiva all’estensione ma sono incapaci di contrarsi efficacemente.
3.1 Interdipendenza e auto-organizzazione
Il sistema muscolare funziona come una rete complessa: ogni intervento su un punto modifica l’equilibrio globale. L’azione terapeutica che non rispetta questa logica può aumentare l’entropia del sistema, generando peggioramenti sistemici.
3.2 Abilità emergenti e sostituzioni muscolari
Il corpo non si organizza in base al "come" (quali muscoli si contraggono), ma al "cosa" (l’obiettivo motorio). Se un vettore muscolare è inefficiente, il sistema può reclutare muscoli non previsti dal pattern fisiologico. Questo meccanismo, definito abilità emergente, è alla base delle sostituzioni muscolari che alterano la dinamica articolare.
3.3 Coppie di forza e inibizione funzionale
Nel sistema muscolare, le forze organizzate in coppie di muscoli (es. catene sinergiche) prevalgono per vantaggio meccanico ed economico sulle forze isolate. Alcuni muscoli: sottoiodei, dentato anteriore, tricipite brachiale, retto addominale, retto femorale e più genericamente i mono-articolari, tendono a essere inibiti, pur non essendo ipofunzionanti, poiché sopraffatti da gruppi muscolari più entropicamente vantaggiosi.
Il Metodo Mézières prevede tre livelli di diagnosi:
Il trattamento si basa sull’impiego di:
Questi strumenti mirano a ridurre la Forza Resistente e ripristinare la funzionalità delle unità mio-fasciali inibite, restituendo al sistema la capacità di auto-organizzarsi in modo efficiente.
Il Metodo Mézières si distingue dalle tecniche posturali per tre motivi principali:
La coerenza del metodo con i modelli fisici e biologici dei sistemi adattivi complessi ne giustifica l’efficacia nei casi cronici, recidivanti e multi-sintomatici.
Il Metodo Mézières, nella sua forma razionalizzata, rappresenta un modello terapeutico coerente con la biomeccanica moderna. Supera l’approccio sintomatico, fornendo strumenti analitici e sistemici per leggere il corpo come sistema interdipendente. La sua efficacia clinica e la base teorica fondata su leggi fisiche lo rendono una risorsa preziosa nella riabilitazione avanzata.
Copyright © 2025 AIFiMM Formazione Mézières Provider E.C.M. n. 1701. Tutti i diritti riservati.